lunedì 9 aprile 2012

Presentazione del nuovo libro di Marco Marzi

Domenica 15 aprile presso i locali dell'enoteca VoloDiVino alee ore 18.00 sarà presentato l'ultimo lavoro del poeta Marco Marzi dal titolo "Prove di Romanesco: Archiloco e Diogene".
Moderatrice dell'incontro Renata Summo O'Connell.

Ingresso libero.


Presentazione libro Archiloco e Diogene Prove di Romanesco


Che Marco Marzi amasse le favole risalenti al periodo greco si sapeva già. Ha dedicato buona parte della sua vita nella selezione e nella traduzione delle favole di Esopo. Che Marzi fosse un amante del dialetto romanesco, quello vero, si sapeva dai tempi della pubblicazione delle sue poesie e non ultima “Via De La Maranella”, la sua più recente raccolta, che ricostruisce, in una monumentale ricerca linguistica il vocabolario del Belli. Quello che non si sapeva e che emerge principalmente in questo lavoro, oltre al consueto amore per le favole antiche e per il dialetto romanesco, è il rimarcare con estrema potenza poetica le sue posizioni politico-sociali, tanto da risultarne un vero e proprio elogio dell’Indipendenza in tutte le sue forme.
La libertà dalle convenzioni sociali, il non riconoscimento dei cosiddetti “potenti” e il relativo non subordinamento a regole di cui non si sente partecipe, l’affrancamento dai bisogni materiali e dai lussi. E per dirla tutta, anche una ostentata forma d’anarchia, senza tralasciare il rispetto della natura intorno e all’interno dell’essenza umana.
In questo libro di Marzi si ha la sensazione che scelga dei veri e propri compagni di viaggio con cui condividere le sue teorie. Si inserisce sulla stessa scia di Archiloco, poeta rivoluzionario greco, amatissimo anche da Omero, ripescandone i pochi casi in cui si è espresso usando la forma della favola. E si serve principalmente di aneddoti che riguardano la vita del filosofo Diogene immedesimandosi a tal punto da condividerne tutte le idee predicate con spirito provocatorio, tanto da attualizzarne il suo cinismo e i suoi principi morali: l’autarchia (il bastare a se stessi), e non meno importanti l’anaideia (l’impudenza, il fare tutto in pubblico, che procurò a Diogene l’appellativo di cane), la parresia (il linguaggio informale e senza regole) e l’apatia (l’impassibilità, l’imperturbabilità). Ricordando che il termine “cinico” viene dalla radice greca che indica la parola “cane”. E allora ben venga anche la vita di un cane, come recita una delle poesie dello stesso autore, se è una vita libera di poter scegliere come bere e come mangiare alla faccia di tutti quelli che ogni giorno si umiliano e si lasciano schiavizzare morendo lentamente. E ben venga questo lavoro che ci ricorda che esiste ancora una forma di ribellione artistica e che l’anticonvenzionalismo e il culto della libertà individuale erano conosciuti fin dai tempi più antichi.

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